All’alba dell’ultima settimana della moda di marzo, Parigi si sveglia in un clima malinconico al confine tra la nostalgia del passato e turbine delle problematiche del presente. Da una parte grandi maison di moda come Dior e Lanvin affrontano il nuovo anno orfane dei loro stilisti Raf Simons e Albert Elbaz, dall’altra grandi nomi come Karl Lagerfeld per Chanel, Nicolas Ghesquière per Louis Vuitton e Riccardo Tisci per Givenchy, si trovano difronte a un pubblico esigente, voglioso di indossare le collezioni al termine della sfilata stessa senza aspettare i quattro mesi canonici di recensioni e presentazioni. Ciò che accomuna la maggior parte delle maison è indurre il pubblico a riscoprire il passato di ognuno reinterpretandolo in una chiave moderna, protesa verso l’innovazione.
Lucie Maier e Serge Tuffieux per Dior riprendono le giacche Bar e i tailleur dei primi anni di Monsieur Christian, rivisitandoli in forme e proporzioni. L’asimmetria dei tagli diventa topica e insieme al nuovo contrasto cromatico di colori accesi come il verde e il giallo, conferiscono movimento e luminosità al rigore del classicismo, creando quindi un ponte di congiunzione tra futuro e passato.
Analogo percorso è intrapreso da Nicolas Ghesquière per Louis Vuitton, dove il tema del viaggio rimane leitmotiv trainante dell’intera collezione e la ricerca dell’eleganza nella praticità diventa mission da adempire. Grazie l’influenza dell’artista Justin Morin, Nicolas ci proietta in un modo onirico al confine tra ruderi di un’Atlantide passata e forme di un lontano futuro: pantaloni skinny in pelle e latex, si alternano a gonne asimmetriche in patchwork, mentre le giacche tipiche della maison si sagomano a bustier e si tingono di nuove forme e geometrie.
Nemmeno il kaiser della moda, Karl Lagerfeld, rimane indifferente al classicismo del passato, trasformando il Grand Palais nell’atelier di Madame Gabrielle. E’ il tailleur il tweed il vero protagonista della collezione, nelle sfumature del rosa e magenta, reso innovativo dall’accostamento di stivali in pelle da cavalleria e capelli a tesa stretta, oltre che dall’introduzione di zip laterali nelle gonne e rifiniture delle giacche. Sul finale, un’esplosione di pizzo chantilly dagli intarsi in pelle lascia d’incanto lo spettatore, immergendola nella pura eleganza dello charme di Chanel, senza dimenticare la vena innovativa proiettata verso il futuro.
Nemmeno Hedi Slimane per Saint Laurent dimentica l’impronta del capostipite Yves: lo stile androgino di giacche e pantaloni smoking si pone alla base della collezione, arricchendosi però di elementi femminili come camicie pierrot e seducenti decolté sagomate. La seduzione permane in ogni outfit, dalle micro-skirt e i tubini attillati in seconda pelle, alle ampie scollature e rigidi spallotti che, con l’aiuto di calze velate e maxi cinture, esaltano le forme del corpo femminile.
Tema della seduzione ripercorso anche da Madame Wang per Lanvin che, al contrario degli altri stilisti, pone un taglio netto al passato di Elbaz portando in passerella pajama pants in shantung, lunghi blazer e camicie in macramè; l’intenzione è quella di dare un nuovo futuro e volto alla maison, nell’attesa che un visionario designer possa riportarla allo splendore.
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