La forza necessaria per affrontare una frenetica giornata in una grande metropoli, quale New York, viene totalmente sprigionata nella collezione di Alexander Wang. Top crop, pantaloni motorcycle, bomber e parka, nei colori militari del navy, army green e nero, diventano capi dominanti in ogni outfit, rivisitati però in una chiave ultra-moderna e concettuale che elevano lo stree-style dalla sua dimensione underground. Elementi provenienti dallo sportswear, come felpe e sneakers, si accostano a capi dark, come gonne e bustier in pelle rifiniti con lunghe frange, o addirittura, romantici, come bluse e camicie in seta ricamate con delicati pizzi, creando quella sensazione di dolce-amaro che ogni grande città emana nella sua varia complessità. Non mancano nemmeno trame e texture dal sapore grunge: le reti dei cantieri edili sono fonte d’ispirazione per canotte e shirt, mentre le striped, nei toni urbani del fumo, mattone e nero, diventano elemento decorativo di pantaloni e coat in perfetto equilibrio ed armonia con il mood espresso dallo stilista.
New York Fashion Week Spring Summer 2016: Alexander Wang, Narciso Rodriguez, Jeremy Scott
Un rigore minimalista elevato alla sua suprema dimensione di eleganza e sofisticatezza è il fil rouge che guida l’intera collezione di Narciso Rodriguez. Perfettamente in sintonia con il suo stile, alla linearità di blazer e pantaloni palazzo accompagna bluse dal taglio sbieco, che conferiscono movimento e fluidità a ogni outfit, modernizzando la classica severità delle forme. Tipologia di taglio che viene introdotto anche nelle gonne longuette e nei long dress, creando dolci asimmetrie spesso enfatizzate da linee e decorazioni impresse sulle sete; non mancano nemmeno elementi provenienti dall’oriente, come tuniche a kimono, ma sempre “occidentalizzati” dall’impronta americana dello stilista. I tessuti sono leggeri come seta, chiffon e lino e, nei contrasti cromatici di bianco, nero, ambra e onice, contribuiscono ad accentuare la leggerezza del movimento degli abiti all’incalzare delle modelle, talmente tanto delicata da divenire quasi una danza.
Le donne degli anni ’60, con i loro capelli sempre perfetti e cotonati, gli hot pants, le micro shirt e soprattutto la loro voglia di libertà, di emancipazione e di uscire dalle rigide regole del passato per affermare la propria indipendenza e bellezza del proprio corpo, esplodono in questa collezione di Jeremy Scott. In realtà non è una voglia di emulare il passato, ma una proiezione di questo nella dimensione contemporanea: la televisione, nella sua vena trash e polemica, da una parte mantiene le sue originarie fattezze in clutch e pochette, ma dall’altra si disintegra su tubini, giacche e camicie, quasi come a testimoniare il “lavaggio di cervello” che crea nelle persone. Le modelle incalzano sulla passerella in un apparente stile vintage, ma in realtà la cotonatura dei capelli è enfatizzata, le labbra accentuate nei colori fluo, le gonne ridotte al minimo della lunghezza e i tacchi innalzati eccessivamente. I tessuti utilizzati nei tubini anni ’60 sono quelli del futuro, ricoperti di cascate di maxi paillettes che riflettono l’illuminazione creando scenografici giochi di luce; non mancano nemmeno polka dots oversize e le iconiche immagini di cartoons. Nel complesso, l’insieme risulta apparentemente molto ironico, ma in realtà nasconde una vena polemica nei confronti di certe abitudini della società moderna.