Se Karl Lagerfeld aveva anticipato il trend della pop art nelle passerelle, Jeremy Scott alla guida della maison Moschino ne ha fatto la sua massima espressione.
Il junk food, Spongebob e il quotidiano, nella sua valenza di carta straccia da spazzatura, diventano abiti, scarpe e borse da presentare sotto riflettori.
Una collezione che assume quasi la connotazione della protesta nei confronti dell’elegante charmant e rigore degli altri stilisti milanesi, ma che dentro di se cela la voglia di stupire, di emergere ed essere ricordata come profondamente vicina al “popolo”, alla massa, a tutti coloro che sono distanti e lontani dal mondo della moda.
E così vediamo il simbolo di McDonald, nella sua M gialla su fondo rosso, assumere la forma di un cuore e brillare nella felpa e nella parodia della borsa 2.55 di Chanel, le patatine diventare una cover per telefono, la scatola dell’Happy meal una borsa e la divisa dei commessi eleganti tailleur dal taglio Chanel con bordature gialle e rosse. Non mancano nemmeno gioielli e cinture composti da perle e catene in plastica gialla.
Con l’avanzare della filata, la pop art prende vita nella clientela newyorkese dei fast food. I rap con i loro jeans stracciati, la pelle attillata e modellata sul corpo, l’intimo in bella vista, i pantaloni abbassati sotto al giro vita, i capellini da basket e il bomber in tessuti tecnici arricchiti di un esplosione di monili, catene e collane in metallo color oro, invadono prepotentemente la scena dando una nota di trasgressione.
Ribellione che vien ben presto placata dal polka dots nero a sfondo giallo di Spongebob, le cui espressioni impresse su giacche e cappotti deridono lo spettatore.
Non contento di tutto questo, Scott lascia che gli abiti “da sera” del finale prendano forma e vita dalle carte e sacchetti accartocciate di caramelle, pop corn e patatine.
La scena finale viene chiusa da una sposa fuori dalle righe, il cui abito viene creato e ricamato da carta straccia e quotidiani vecchi.
“I don’t speak Italian but I speak Moschino”, con queste parole Jeremy Scott chiude la filata più “ribelle” di questa Milan Fashion Week.