Parigi, mercoledì 26 settembre 2012, ore 8.30. La città è già sveglia e in fermento, gli artisti a Montparnasse posizionano i loro cavalletti consapevoli che la giornata terminerà a notte inoltrata, i taxi iniziano la loro sinfonia quotidiana e i turisti si accalcano alle porte del Musee d’Orsay e del Louvre in trepidante attesa di ammirare quei pezzi d’arte unici al mondo. Ma non sono i soli a provare queste sensazioni…sulle Champs-Elyséès, George V, Rue du Faubourg Saint Honorè si diffonde il rumorio di tacchi di una vera e propria sfilata a cielo aperto. Inizia la settimana più importante dell’anno nella moda, in quella che viene considerata la prima città al mondo del settore: inizia la Paris Fashion Week. Le parigine, e non solo, avvezze alla consueta eleganza quotidiana, calzano scarpe dalle suole rosse e tacchi vertiginosi, danzando come cigni con abiti sfarzosi e copricapi eccentrici che non passano inosservati. Inizia lo sfoggio di tutti i capi più belli che si possiedono, le giornate dove l’unica cosa che conta è apparire e farsi rubare qualche scatto. Ma dietro alle quinte i lavori sono già terminati da giorni; le modelle si posizionano con indifferenza sotto le mani di parrucchieri e truccatori esperti, consapevoli che verranno totalmente trasformate nel loro aspetto e saranno irriconoscibili su quelle passerelle che verranno guardate in tutto il modo, i sarti si accalcano intorno ai loro stilisti pronti ad eseguire ordini, come marionette nelle mani di burattinai. Ed ecco iniziare lo show.
Balenciaga, sotto l’attenta direzione di Nicolas Ghesquier, porta in scena una donna in perfetta sintonia con l’eleganza e la rafinatezza della maison. Abiti lineari, lunghi a sirena sembrano prendere vita attraverso attenti giochi di ruches ed onda, animate dai forti contrasti bianchi e neri, rosa e neri. Non mancano nemmeno fantasie ottiche sui toni del giallo canarino e del celeste, che sembrano riprodurre specchi spezzati, in perfetto contrasto e sintonia con blazer maschili.





Christian Dior riprende l’estrema eleganza e classicità che era stata fin da troppo tempo abbandonata sotto la mano di John Galliano. All’interno di un cubo enorme, bianco ottico, costruito nel giardino dell’Hotel des Invalides, il nuovo stilista Raf Simons crea uno spettacolo di tendaggi dai toni pastello che abbracciano perfettamente la calzata delle modelle che avanzano in passerella. Tailleur androgeni dai tagli maschili, si alternano ad abiti da cocktail asimmetrici, dai forti contrasti cromatici e basati sul vedo e non vedo. Non mancano gonne e campana, dalle sete raffinate che sembrano creare un filo conduttore con l’haute couture.
Hermes dedica totalmente la sua collezione al tema del viaggio. Le fantasie tipiche della maison diventano inni ai paesi esotici plasmandosi in berbuda, bluse e trench, dal perfetto stile esploratore. Non mancano nemmeno abiti in pelle, camoscio e vitello, che creano giacche e bermuda, oltre a maxi Birkin diventate valigie.
Alexander McQueen crea una donna dominatrice, regina. Sarah Burton sembra ispirarsi alla regina per eccellenza del regno animale, ovvero l’ape regina. I suoi abiti riproducono quindi disegni di alveari sovrastati da imponenti cappelli a tesa larga arricchiti di velette e reti. Non mancano nemmeno i giochi erotici quindi l’esaltazione del seno, del punto vita, quissards a rete dall’esplicito riferimento sessuale, fino a esplodere in abiti a balze imponenti, in perfetto stile Moulin Rouge.
Moncler ci porta invece su una nave da crociera. Aprono la sfilata ufficiali che si muovono tra uomini in costume impegnati in acrobazie vertiginose. I colori predominanti sono i navy del blu, bianco e rosso che colorano bermuda, canotte e abiti da crociera che sembrano riprodurre i riflessi marini. Non mancano nemmeno bagnini in perfetto stile Baywatch, con tanto di visiera e tavola da surf al braccio.






Valentino Garavani assiste in front raw di fianco alla sua grande amica Jennifer Lopez alle creazioni di Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Paccioli, che portano il suo nome. Uno stile in perfetta sintonia col maestro che non nasconde qualche vezzo di originalità da parte dei due stilisti. Tessuti importanti, linee definite, rigorose vestono una donna raffinata ed elegante, professionale nella sua altezzosità ma che non tralascia di mostrare un tocco di sensualità nelle ampie scollature. Le gonne non si alzano mai sopra al ginocchio, i capelli sono sempre raccolti a chignon e creano l’immagine di una signora d’alto borgo, altezzosa e sicura di se.




Vionnet riacquista il suo posto di prestigio all’interno della Paris Fashion Week, sotto la nuova direzione di Marzotto e la mano stilistica della kazaka Goga Ashkenazi, la quale porta in passerella la femminilità, la raffinatezza e l’eleganza che da sempre aveva caratterizzato la maison francese. Abiti a sirena dai contrasti bianco e nero, seguono il movimento delle modelle. Non mancano ambi abiti in chiffon, bianco ottico e rosso scarlatto.






Marco Jacobs non smette di stupire e ancora una volta mette in scena una sfilata Louis Vuitton spettacolare. Le modelle scendono da alte scale mobili, in abiti dal taglio geometrico e fantasie a scacchi, che creano un tutt’uno e un filo conduttore con la passerella. Ispirato all’artista Daniel Buren, Marc crea una proiezione al futuro, in cui la matrice edonistica, le linee futuristiche fanno da leitmotiv a una donna eccentrica ma allo stesso tempo altezzosa nella sua allegria. Non manca anche in questo caso il riferimento all’oriente e al giappone, con kimoni ridisegnati in chiave moderna.






E per concludere Karl Lagerfeld per Chanel. Karl lascia ancora una volta a bocca aperta. Il Grand Palais viene trasformato in un tributo alle fonti energetiche rinnovabili, con pavimenti a pannelli solari e alte pale eoliche, per fare da cornice a una sfilata che si differenzia molto dalle precedenti. Karl mette in scena una donna in perfetto stile Chanel, ma nella quale il tweed diventa ad ampie linee geometriche dei colori pastello, le perle vengono gettate casualmente sugli abiti, e la classica borsa 2.55 diventa un Hula Hoop di grandissime dimensioni. Non mancano borse stravaganti a cubo, cappelli a tesa larga trasparenti, giacche con maniche a sbuffo e spallotti, e colli in perfetto stile collegiale, che creano uno spettacolo stravagante quasi scherzoso, culminato dalla camicia e cravatta a righe dello stilista. Ancora una volta Karl ha tenuto alto il marchio della maison.
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