E anche questa e’ andata!!che dire…è stato il secondo anno per me della vogue fashion night out, e anno dopo anno mi rendo sempre più conto dell’importanza che riveste la moda tra i più giovani. Parlare di cultura forse è un po eccessivo, anche se personalmente ritengo che sia un arte oltre a un mezzo di forti introiti economici, ma sicuramente è un settore che muove le masse. E chi è stato a Milano ieri sera penso sene sia fortemente reso conto.
Personalmente ritengo che sia stata eccessiva la serata di ieri. nel senso che si sia perso il vero significato della manifestazione, l’attenzione che vogue dava all’emilia e ai comuni colpiti dal terremoto, l’impronta glamour, fashion e “culturale” che la caratterizzava e che caratterizza questa rivista patinata. Anche perche’ chi c’è stato si sarà reso conto della fatica sovraumana fatta per camminare per strada, della maleducazione di certe persone nel gettare di ogni per terra. Per cui la gente era più concentrata a riuscire a “sopravvivere” nella “bolgia”, a non calpestare oggetti per terra, o a riuscire ad entrare in qualche negozio, piuttosto che a concentrarsi su quello che gli stilisti proponevano, sulle limited edition e quant’altro.
Ma entriamo nel vivo della serata. ogni stilista proponeva oggetti e gadget limited edition, che venivano venduti solo per quella sera, solo in quelle ore dalle 19.00 alle 23.30. Come l’anno scorso, le fashioniste accanite hanno fatto letteralmente a botte per “les twin set” di chanel, ovvero gli smalti limited edition che la masion francese proponeva per l’occasione (senza nemmeno rendersi conto che solo qualche giorno fa erano usciti i tre colori must per l’autunno ovvero il suspicious, il vertigo e il frenzy e che l’anno scorso i tre blu chanel (blu jeaus, blu boy e coco blu) sono stati buttati fuori a giugno in tutte le profumerie). Ma si sa, nella moda c’è una regola fondamentale: essere i primi ad anticipare, e in acuni casi dettare, le tendenze.
Per la prima volta quindi, mi sono distolta dalla fila chilometrica davanti a chanel per concentrarmi su altri stilisti. Il mio cuore l’ho lasciato da blumarine (e chi mi conosce mi dira’: “ripetitiva, come sempre”), non tanto per ammirare la nuova collezione (che personalmente per la prima volta la runway non rispecchia il mio gusto), ma per abbracciare il progetto “Vogue ❤ Emilia”.
Mi spiace solo che purtroppo a molte persone che erano presenti ieri sera, non sia arrivato questo messaggio, ovvero dell’importanza che dava vogue alle popolazioni emiliane colpite dal terremoto.
procedendo da via della spiga a via montenapoleone, arrivo davanti a louis vuitton, e qui non posso rimanere indifferente al trionfo di polka dots di Yayoi Yukusama che invade il negozio,
un piccolo party, selezionato da gorilla minacciosi alla porta, al quale se riesci ad accedervi, vieni invaso da un atmosfera giocosa e scherzosa. quasi ti sembra di essere nel paese dei balocchi e ti dimentichi di essere nel negozio di una delle maggiori maison francesi. le commesse ti si si presentano con le parrucche tipiche di quel piccolo genio giapponese, che marc jacobs ha voluto omaggiare con una delle sue collezioni più belle di tutti i tempi.
se posso attribuire delle emozioni e dei colori a questa manifestazione direi essnzialemte: il giallo e rosso dei polka dots di luois vuitton, la sensazione vellutata dei fiori di blumarine e il profumo di caffe’.
eh si proprio il profumo di caffe’, perche’ manca l’ultimo elemento, ovvero lavazza. l’industria di caffe’, della quale ho avuto l’onore di avere un rappresentante nel centro dove lavoro, ha creato per l’occasione una serie di miscele caffè al 100% proveniente da coltivazione sostenibile delle comunità in Honduras, Perù e Colombia certificate da Rainforest Alliance e quindi affidate per il packagin ai grandi stilisti. ancora una volta alimentare e moda si incontrano, e anche una volta questo mio progetto di connubbio prosegue.